2020, finisci presto.

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Quest’anno ha deciso, a quanto sembra, di demolire il già odioso record del predecessore 2019 in quanto a disgrazie planetarie.

Facciamo un piccolo riassunto di questi 12 mesi disastrosi.


Inizialmente, pensavo di dimostrare (come se ce ne fosse bisogno) quanto schifo avesse fatto quest’anno elencando le disgrazie salienti che ci sono arrivate addosso in 12 mesi, ma mi sono reso presto conto che un arido elenco di catastrofi non avrebbe fatto altro che annoiare, oltre a fornire pochi dettagli utili.

In sostituzione, mi concentrerò su 3 fatti avvenuti quest’anno, che mi fanno dire: 2020, finisci presto.

La pandemia

Ovviamente, la catastrofe che ha definito quest’anno è la pandemia di COVID-19.

Come è praticamente ovvio da qualche decennio ormai, dalla Cina e dai paesi limitrofi non occidentalizzati del tutto ogni pochi anni parte qualche patogeno mortale che si spande per il globo.

Ci andò relativamente bene con la Sars nel 2002, con H1N1 nel 2009, ma il 2020 ci si è messo di mezzo e ha trasformato una malattia contenibile in una pandemia globale che ha mietuto ad ora circa 1,6 milioni di vite.

La risposta dei governi e delle organizzazioni internazionali è stata…curiosa e variegata.

In Cina, l’abitudine del regime alla segretezza paranoica, ha causato l’iniziale espansione dei contagi fra la popolazione locale e nel mondo, visto che il partito comunista cinese è arrivato a minacciare chi si azzardava ad avvertire le autorità del fatto che un patogeno sconosciuto stesse falcidiando la popolazione.

Una volta che Pechino s’è messa sulla coscienza un bel pò di morti, hanno ritenuto di partire con il solo altro metodo che conoscono, e cioè il pugno di ferro.

Un’intera regione della Cina è stata sigillata, con decine di milioni di persone costrette in casa.

E qui già immagino i paragoni tipo:

Eh ma anche noi a marzo siamo stati chiusi in casa! Il Lockdown è incostituzionale!

Anonimo idiota, 2020

In Cina, non ci si è data pena a inventare autocertificazioni, coprifuoco, multe e simili amenità.
Sai che palle poi coi cittadini che, non sia mai, pensano pure di avere dei diritti?
In Cina, semplicemente, si veniva sigillati dentro casa con delle sbarre di ferro.

I metodi cinesi.

In Europa, dove fortunatamente la democrazia ha attecchito, i metodi e i risultati sono stati variegati.

Si è andati dalle raccomandazioni semplici in Svezia, alla quarantena totale italiana, e parlare dei risultati ora sarebbe prematuro.

Una cosa però è certa, a chi chiede i metodi cinesi per risolvere questa crisi, va ricordato che il virus viene da lì, si è diffuso per colpa del regime cinese che ha nascosto dati cruciali al resto del mondo, e che loro hanno ora sorpassato l’epidemia solo spaccando le ossa dei poveracci che ancora speravano di vivere in un paese civile e che magari erano usciti a buttare la spazzatura nel momento sbagliato.

La morte di George Floyd

Il 25 maggio, a seguito di un arresto, George Floyd perde coscienza e successivamente muore (in ospedale) a causa del modo in cui è stato immobilizzato dall’agente Derek Chauvin.

L’agente aveva infatti bloccato Floyd premendogli il ginocchio sul collo, strozzandolo fino a fargli perdere i sensi.

Il tutto a dispetto del fatto che Floyd avesse detto svariate volte, col filo di voce che gli restava, che appunto non riusciva a respirare.

A seguito di questo, purtroppo ennesimo, episodio di violenza della polizia statunitense verso un afroamericano, sono partite una serie di proteste in tutto il mondo, il cui slogan è stato “I can’t breathe”, “Non posso respirare”.

George Floyd

Le proteste sono state immense, talvolta sconfinanti in rivolte e saccheggi, e hanno superato i confini statunitensi arrivando sia nel confinante Canada, che nella relativamente lontana Europa.

Fino a qui, purtroppo, si tratterebbe di una relativamente comune vicenda di brutalità della polizia americana, ma ovviamente gli Stati Uniti non si sono fatti mancare nulla quest’anno.

Ecco che entra in scena il presidente americano Trump.

Con la sua finissima mente da stratega, Trump si è trovato davanti varie possibilità per risolvere la situazione potenzialmente esplosiva.

La prima possibilità sarebbe stata quella di agire in nome dell’unità del popolo americano, senza distinzioni di razza, in modo da calmare le proteste e allo stesso tempo far capire che eventuali violenti e agitatori non sarebbero stati tollerati.

Un’altra possibilità sarebbe stata quella di ignorare il caos e lasciare la gestione delle proteste, e la repressione delle rivolte, ai vari stati, magari limitandosi a vagliare la situazione caso per caso.

Opzioni chiaramente indegne del genio stabile alla Casa Bianca, che infatti ha scelto l’opzione 3, la repressione modello sovietico.

In risposta alle proteste, è stata sguinzagliata la Guardia Nazionale su territorio americano, per un totale di 17000 soldati, e non ci si è fermati lì.

Trump ha inoltre minacciato di usare i reparti dell’Esercito contro i manifestanti, cosa che richiederebbe l’invocazione dell’Insurrection Act del 1807.

Ora probabilmente vi starete domandando:

Ma le rivolte violente bisognerà pur reprimerle, giusto?

Ingenuo, 2020

Certamente, il problema però sorge quando un’amministrazione decide quali rivolte violente reprimere e quali lasciar correre.

Infatti, se si va a guardare, viene fuori che Trump e la sua amministrazione sembrano avere un debole per le rivolte di cittadini americani diversamente liberali, adornati con graziosi simboli esoterici, e vestiti con curiose uniformi.

Cittadini americani diversamente liberali, che sfoggiano simboli di amore e pace dal design giovanile.
Altri cittadini americani intendi ad appianare le loro divergenze con classe e sofisticate discussioni filosofiche.

Per loro no, la Guardia Nazionale non serve.

Anzi, non si può nemmeno condannarli.

Che male hanno fatto? Mica sono dei disgraziati come quelli che osato saccheggiare qualche negozio.

Trump, post sconfitta

Sarebbe lecito pensare che, vista la sconfitta di Trump alle presidenziali di novembre, il 2020 potrebbe lasciarci cin un bagliore di speranza alla fine.

E invece no, quest’anno trova ogni modo per far sembrare il 2019 una passeggiata.

Infatti, in seguito alla sempre più evidente sconfitta di Trump e del partito Repubblicano, il presidente americano uscente ha ritenuto opportuno dare sfogo alle sue peggiori pulsioni autoritarie.

Giocando sulle (del tutto infondate) paure sulle sicurezza dei risultati elettorali che ha piantato nel cranio dei suoi accoliti, Trump ha cominciato a fare quello che facevo io quando perdevo a Campo Minato sul computer di casa.

Negare l’evidenza e cercare di barare.

Io però avevo 6 anni all’epoca, e non avevo una squadra di yes-men senza spina dorsale pronti ad assecondare ogni mio delirio.

Trump invece si, e questo è quello che ha deciso di fare.

Trump che vive nella sua consueta realtà parallela, dove ha vinto.

In uno sforzo inaudito per rubare le elezioni a chi le ha vinte lealmente, Trump ha cominciato a blaterare di brogli inesistenti accusando il suo rivale Biden di avergli rubato le elezioni.

Non solo, Trump ha anche promesso ai suoi elettori (i quali nel frattempo hanno formato delle milizie armate, con l’idea di rapire il governatore del Michigan) che la sua vittoria sarà riconosciuta dalla Corte Suprema, cacciando quello che lui pensa essere un usurpatore.

Il tutto mentre il resto del mondo, a parte Putin, inviava le congratulazioni a Biden per la sua vittoria.

Nei giorni seguenti il 4 novembre Trump ha cominciato a dare mandato a un team di avvocati (capitanato da Rudy Giuliani) per lanciare cause su cause, cercando in ogni modo di imporre inutili riconteggi dei voti negli swing-state in modo da rosicchiare il vantaggio di Biden.

Risultato?

Biden guadagna 87 voti in Wisconsin, dopo il riconteggio che Trump è riuscito a ottenere.

Con tanti saluti alle pretese di invincibilità di Trump.

2020, per favore, levati di torno presto.


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