Piccola fiaba omeopatica.

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C’era una volta un trentenne, sedentario, con una non molto salutare “passione” per la Coca-Cola.

Ne bevve 2 lattine al giorno per buoni 10 anni, e la cosa non gli fece bene.

A 30 anni, il giovane decise di smetterla, in gran parte riuscendoci, ma gli effetti del decennio prima stentavano a sparire.

“Mannaggia, devo dimagrire”

Disse il trentenne, e così si rivolse a una dietologa, la dottoressa Truffaldini.

La dottoressa Truffaldini lavorava in un accreditato centro diagnostico nella capitale del regno, e aveva l’aria della professionista rispettabile, giudiziosa, competente e seria.

La dottoressa Truffaldini, in tutta la sua sgargiante professionalità.

Il trentenne, mentre entrava nello studio della dottoressa ed esauriva le formalità, si vide presentare un foglio da firmare.

“Questo è il modulo di consenso informato riguardo l’omeopatia

Disse la dottoressa, e il nostro protagonista trasecolò.

“Ma come?”

Pensò in cuor suo.

“Lessi ogni malignità possibile di tale disciplina non scientifica, perché mai una stimata professionista come questa dottoressa dovrebbe interessarsene?”

Il trentenne era una persona ignorante in materia medica, e non ebbe mai la presunzione di saperne più del comune sentire e di quanto la logica potesse suggerire.

Perciò, con un filo d’imbarazzo, chiese:

“Dottoressa, ma è vero che nell’omeopatia non c’è nulla? “

La dottoressa, con sguardo comprensivo, e financo materno, guardò il nostro protagonista e disse:

“Si”

Il gelo calò sulla conversazione, che sino a quel momento era stata informale e anche amichevole, ma mostrando rispetto il trentenne stemperò la situazione e chiese, dopo aver firmato comunque il consenso:

“Oh bè, mi metto sulla bilancia?”

La conversazione allora riprese, e il trentenne venne misurato e pesato, come consono da una dietologa.

La dieta prescritta fu definita “provvisoria”, giacché sarebbero necessarie delle analisi, come vogliono gli stringenti canoni imposti dalla Scienza del nostro bel regno, e il trentenne fu rincuorato da questa dimostrazione di giudiziosa prudenza e scientificità.

Venne però un dubbio, al nostro trentenne.

“Forse la dottoressa, di riprovata competenza, potrebbe aiutarmi a capire il perché e il percome sulla annosa faccenda, perché non domandarle lumi in merito?”

E così il nostro trentenne chiese, e chiese con gentilezza e umiltà, premettendo d’essere ignorante in merito, e di essere curioso.

“Come mai questi rimedi omeopatici vengono venduti, se è comprovato che in essi non c’è niente?”

Un materno sorriso, ancora una volta, si delineò sulle labbra della dottoressa Truffaldini, chiaramente compiaciuta della curiosità del trentenne.

“Beh, se la medicina omeopatica esiste dai primi del millenovecen…”

“1700”

Disse il giovane, correggendo la dottoressa Truffaldini.

“Milleottocen…”

“No, 1700”

Ripeté nuovamente il giovane, che era si ignorante, ma mica coglione.

“Si esatto, 1700. Dicevo, se esiste da così tanto ci sarà un motivo, no?”

Tale rivelazione, aprì un mondo al trentenne, che si reclinò leggermente sullo schienale della sedia, tramortito da tale rivelazione.

Tuttavia, il dubbio s’insinuò nella testa del giovane, il quale approfittò della magnanima benevolenza della dotta di fronte a lui e chiese ancora:

“Ma se non c’è niente, come fa a funzionare?”

La dottoressa Truffaldini, allora, rispose con tono secco, ma pacato.

“C’è la memoria dell’acqua. Lei sa che se io prendo una bottiglia d’acqua, e gli dico le parolacce, le molecole d’acqua cambiano forma, influenzando i loro effetti sul corpo?”

Questo fu l’effetto della rivelazione.

E la generosità della dotta non finì qui.

La fontana di sapienza si produsse in una cornucopia di argomenti, come la medicina quantica, la dinamizzazione dell’acqua, e altri argomenti che adornano il fondo della lettiera del gatto le pagine di prestigiose riviste come quelle usate dagli imbianchini per farne cappelli improvvisati scientifiche.

Il nostro trentenne però, inspiegabilmente, venne assalito da una curiosa sindrome, detta “autostima” dai non addetti ai lavori, la quale ha vari sintomi:

  • Riottosità a dare denaro a dotti sapienti
  • Irritabilità post-pagamento
  • Leggerezza del portafoglio, detta anche “Paperinite”
  • Potente tendenza all’offesa a varie divinità, se nei pressi del percettore del sunnominato pagamento.

Combattendo contro i gravosi sintomi, il nostro trentenne sborsò i dovuti 102 euro, e si allontanò verso casa, inspiegabilmente senza rinnovare l’appuntamento con la dottoressa Truffaldini.

Morale della nostra favola, l’omeopatia non serve a niente, è una fregatura colossale, e non c’è prova che ne dimostri l’efficacia, anzi.

Ci sono innumerevoli prove del contrario, e che un medico, apparentemente professionista asserisca il contrario è inaccettabile in un qualunque paese civile.

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