Un’arma a energia diretta è un’arma che non impiega alcun intermediario per impartire energia al suo bersaglio.
I proiettili altro non sono che un intermediario per consegnare l’energia generata dall’esplosione della polvere da sparo contro un bersaglio, stesso vale per missili, granate, e ogni altra arma mai creata.
Anche armi antiche come giavellotti, frecce, macigni e simili rispettano lo stesso principio.
Questo modo di “consegnare” energia da un’arma al bersaglio però ha molti problemi.
Bossoli da estrarre, complessità meccaniche da bilanciare, questioni fisiche inevitabili come il rinculo, il peso delle munizioni, l’usura data dallo sporcizia del propellente…
Le armi a energia diretta, non avrebbero quasi nessuno di questi problemi.
Ovvio quindi che, nel tempo, non appena la tecnologia è maturata a sufficienza, si sia cercato di capitalizzare su questo tipo di arma.
Gli specchi ustori
Sorprendentemente, la tecnologia necessaria per creare per un’arma a energia diretta è incredibilmente bassa, l’abbiamo fatto più o meno tutti da piccoli sedendoci accanto a un formicaio con in mano una lente d’ingrandimento.

Il dipinto è conservato a Firenze, negli Uffizi.
Ovvio quindi che già nell’antichità si fosse arrivati a teorizzare un simile tipo di arma, tant’è che tutti conosciamo la storia degli specchi ustori di Archimede.
Nel 214 a.C. cominciò l’assedio di Siracusa, e leggenda vuole che Archimede creò un’arma costituita da una serie di specchi il cui punto di fuoco sarebbe stato sulle navi romane che stavano per attaccare la città, riuscendo a incendiarle.
Vari tentativi furono fatti nei secoli di dimostrare o confutare questa leggenda, e ad oggi si è ragionevolmente sicuri che gli specchi di Archimede non erano sufficientemente riflettente, o precisi, per incendiare una nave.
Archimede infatti aveva a sua disposizione solo specchi di rame o bronzo, di dimensioni abbastanza contenute, e non poteva certo sperare in una grande precisione nel puntarli.
Verosimilmente, gli specchi accecarono gli equipaggi, ma nessuna nave prese fuoco come vuole la leggenda.
D’altronde, se anche avesse funzionato come dice la leggenda, l’arma sarebbe stata poco pratica, visto che non mancano mezzi più economici per dar fuoco a una nave, e soprattutto la nave bersaglio ben difficilmente sarebbe rimasta immobile a farsi dar fuoco.
Oggi, coi sistemi computerizzati di puntamento che abbiamo e la perfezione dei moderni specchi, potremmo certamente creare un’arma molto superiore.
Sarebbe inutile nella guerra moderna, ma superiore comunque.
Armi soniche
Lasciando da parte informazioni dubbie, a dir poco, su presunte armi soniche naziste testate a inizio anni ’40, il suono è usato in ambito militare su navi e autoblindo e, grazie alla possibilità di modularlo in maniera precisa, anche in ambito civile per disperdere folle, disorientare e altri effetti non permanenti.
Un esempio è il LRAD, che sta per Long Range Acoustic Device, ovvero dispositivo acustico a lungo raggio.
Il LRAD funziona essenzialmente emettendo certe frequenze sonore in grado di “scuotere” il liquido contenuto nella coclea nell’orecchio umano, e di far vibrare le ossa dell’orecchio interno (staffa, incudine e martello).
Risultato?
Timpani esplosi a distanze troppo ravvicinate, con eventuali effetti fatali per un’esposizione prolungata.

A distanze medie, intorno ai 150 metri, si parla di stordimento, nausea e altri effetti poco piacevoli.
Il sistema può anche essere calibrato per non essere affatto pericoloso e tramutarsi in una sorta di super-megafono, in grado superare ogni altro sistema d’allarme esistente.
E’ possibile addirittura focalizzare il fascio sonoro in un’area ben delimitata, creando così un’area impraticabile per chiunque.
Il sistema LRAD ha però delle debolezze.
Anzitutto può essere sconfitto da delle semplici cuffie, del tipo di quelle che si usano nei poligoni di tiro, ma è anche possibile sfruttare il suono contro chi sta manovrando il LRAD stesso.
Per sua stessa natura, il suono può essere riflesso, quindi è teoricamente possibile creare una sorta di specchio sonoro che rimandi indietro la frequenza LRAD, aggredendo l’equipaggio.
Per ora infatti il LRAD resta confinato in ambiti civili e di polizia, e il poco uso militare che se ne è fatto sinora è stato mediocre, come dimostrato anche contro i pirati somali nel 2009, in cui una nave cargo venne aggredita da dei pirati su una piccola barchetta, la quale venne immediatamente inondata da scariche di LRAD, senza però causare alcun problema ai pirati, che furono invece cacciati alla vecchia maniera, e cioè a fucilate.
Benchè sia stato dispiegato in Iraq e Afghanistan infatti, generalmente non ha una utilità pratica in combattimento, essendo adatto solo a situazioni specifiche.
Il fucile laser portatile.
Recentemente, il Partito Comunista Cinese, come da tradizione, ha annunciato pubblicamente una delle peggiori frescacce mai sentite, e cioè di aver creato un fucile laser portatile in grado di carbonizzare un uomo a distanze che sfiorano il ridicolo, 700-800 metri circa, denominato ZKZM-500.
In teoria, questo aggeggio dovrebbe essere alimentato da una batteria agli ioni di litio, non dissimile da quella che sta nei telefonini, e avrebbe anche una autonomia sufficiente per fornire 1000 (mille) scariche laser da 2 secondi l’una.

Ora, senza far presente cose ovvie come il fatto che il Partito Comunista Cinese abbia il vizio di inventarsi terribili sciocchezze, come quando parlò di un presunto mezzo d’artiglieria con le gambe, ma come si fa a dar credito all’idea di una batteria al litio portatile in grado di generare quella quantità di energia?
Infatti io sono solo l’ultimo che si fa un paio di domande riguardo la plausibilità di quel trabiccolo, e gente ben più competente di me ha fatto due calcoli, e quel fucile probabilmente non riuscirebbe nemmeno e bucare un palloncino alle distanze di cui vaneggia il Partito Comunista Cinese.
Le armi laser così concepite infatti hanno un problema inevitabile, la diffrazione nell’atmosfera.
Un raggio laser, quando viaggia attraverso l’atmosfera, incontra ovviamente l’aria e le microscopiche gocce d’acqua che costituiscono la normale umidità atmosferica, disperdendosi.
Maggiore è la distanza che il raggio attraversa, maggiore è la diffrazione e minore sarà il calore trasferito dal raggio al bersaglio.
A 700 metri lo ZKZM-500 probabilmente non sarà nulla più di un fastidioso formicolio sulla pelle del soldato bersaglio.
E qui chiudo questa prima rassegna di armi a energia diretta, nella prossima puntata vedremo altri esperimenti, fra il plausibile e l’assurdo.