Lo ZFI nel film.
Lo ZFI (in lingua originale è lo ZF-1) è l’arma preferita dal sinistro Jean Baptiste Zorg, principale antagonista umano del film Il Quinto Elemento.
Nel film, l’arma ha…beh, facciamolo dire a Zorg stesso.
Oltre a quella serie impressionante di specifiche, l’arma ha una funzione “segreta”.
Il bottone rosso, accanto al grilletto, attiva l’autodistruzione, come scopriranno i mercenari a cui Zorg ha fornito lo ZFI.
Lo ZFI nella realtà.
Lo ZFI fu realizzato da Simon Atherton, nome che abbiamo già visto collegato al M41 Pulse Rifle di Alien.
Le funzioni del fucile mostrate da Zorg sono rese usando delle prop sceniche uniche, ognuna capace di mostrare una sola funzione (lanciafiamme, lanciarazzi, lanciadardi, ecc) e, la prop designata per mostrare la funzione “Replay”, è costruita intorno a un AKS-74U, una carabina sovietica derivata dal Kalashnikov modernizzato, AK-74.

Nel film è praticamente invisibile, ma a causa del fatto che l’AKS-74U utilizzato espelle, ovviamente, i bossoli, si rese necessario tagliare una sorta di sportello sulla destra, nella scocca di resina dello ZFI, per evitare che l’arma si inceppasse.
Altro piccolo dettaglio è che, in certi frame del film, si può vedere brevissimamente il caricatore dell’AKS sporgere dalla parte inferiore dello ZFI.
La versione ripiegata dello ZFI non è altro che un blocco di resina sagomata, e non può aprirsi, nel film l’effetto venne reso con la tecnica della stop-motion.
Nel suo concetto base, l’arma è una sorta di coltellino svizzero multifunzione, e l’idea di fondere i pregi di due armi diverse non è certo una novità.
Ci sono esempi in tutte le ere, si va dalle pistole fuse con delle spade, alle mazze ferrate combinate con un primitivo fucile, fino a concetti grotteschi come le pistole-forchetta, fucili-mestolo, o peggio ancora la pistola Apache, che combinava un coltello pieghevole, un tirapugni e una appunto pistola.
Il problema di queste armi è sempre uno.
Quasi sempre non riescono a prendere i pregi delle armi su cui si basano, ed anzi, finiscono con l’assorbirne i difetti.

Un’arma come la pistola Apache ne è un ottimo esempio.
Il tirapugni funge anche da impugnatura, perciò non è difficile immaginare che possa rompersi durante una scazzottata, visto che per essere pieghevole deve avere un cardine su cui ruotare, e quel cardine è un punto debole.
La lama poi è anch’essa pieghevole, e montata sul lato del telaio con una vite, rendendola corta e debole, gravemente svantaggiata contro un coltello un minimo serio.
La parte poi della pistola è risibile.
Non potendo montare una canna per ragioni di compattezza, l’arma sarà terribilmente imprecisa.
Si potrebbe pensare che, essendo un’arma preferita da bande criminali francesi di inizio ‘900, la mancanza di precisione non avesse una grande importanza, d’altronde bastava che fosse in grado di colpire il bersaglio a distanza ravvicinatissima.
Vero, ma allora perchè non usare un coltello?
Fa molto più danno a distanza ravvicinata, non ha problemi di munizioni e sicuramente non corre il rischio di diventare inutile per avvenuta rottura dell’impugnatura.
Allo stesso modo, un’arma come lo ZFI, che combina così tante funzioni, probabilmente avrà i difetti di tutte le armi che incorpora e nessuno dei pregi.
Lo ZFI nella cultura popolare.
L’arma ha, come molte altre armi fittizie, un discreto seguito fra i fan.
La complessità dei movimenti meccanici dell’arma, unita al fatto che sia in grado di fondere insieme così tanti sistemi d’arma, danno allo ZFI un tono fantascientifico e incredibile ma contemporaneamente abbastanza prossimo a noi da non farla sconfinare nell’ambito dell’assurdo o del nonsense.
Poche armi però hanno un impatto tale da meritarsi non solo una copia sotto forma di fucile a pallini, ma anche una autentica caccia al tesoro per trovare una delle vecchie prop usate nel film, con lo scopo di prendere le misure esatte e riprodurre uno ZFI (quasi) completamente funzionante.
Le prop dello ZFi infatti, negli anni, hanno seguito il destino di molte altre armi del cinema, stoccate in qualche sperduto magazzino o disassemblate per essere riciclate in altri progetti.
Dal 1998, anno dell’uscita del film, attualmente pare sia sopravvissuta solo una prop esteticamente completa (senza contare quelle inerti in resina), e a inizio anni 2000 vari fan riuscirono a trovarla (fra cui quello visto nel video, Adam Savage), prendere delle misure accurate, e ricreare così lo ZFI, per quanto possibile.