Si sa, i dittatori hanno in genere un pessimo gusto per i nomi.
Mai considerazione fu più vera che in Iraq, nella seconda metà degli anni ’80.
In quel periodo, Saddam Hussein si accorse che i suoi carri armati di fattura sovietica stavano diventando obsoleti, la guerra Iran-Iraq del 1980 e le successive sanzioni internazionali avevano seriamente compromesso la capacità bellica irachena.
Così, per rimediare, si cercò di fabbricare, su licenza, una versione del più moderno carro sovietico (L’URSS era alleata dell’Iraq) dell’epoca, il T-72.
La versione che gli iracheni intendevano importare, era un T-72M1 da esportazione, notevolmente inferiore alla controparte originaria sovietica, nello specifico con una corazza più sottile e sistemi di puntamento inferiori.

Un pò fragile come base di partenza per dare a un carro un nome pomposo, e arrogante, come Asad Babil, Leone di Babilonia.
Una volta scelto il modello, Saddam decise che era il momento di creare una industria bellica irachena e produrre i Leoni di Babilonia in Iraq, sfruttando uno stabilimento nei pressi di Najaf.
Ma c’era un problema, le sanzioni internazionali non permettevano di importare tecnologie militari.
Gli iracheni tuttavia aggirarono le sanzioni internazionali acquistando dei “kit” di pezzi di ricambio, facendoli passare come necessari per risistemare i loro vecchi carri, e così cominciò l’assemblaggio in loco del Leone di Babilonia.
Tuttavia, negli alti gradi iracheni l’idea di essere dipendenti dal patto di Varsavia non aveva molto appeal, quindi si spinse per la completa produzione in loco dei carri, materie prime incluse.
Durante la produzione, parrebbe (e il condizionale è d’obbligo vista la fumosità delle fonti) che si sia riuscito a installare delle sostanziali migliorie al Leone di Babilonia.
Nello specifico, dei telemetri di puntamento belgi e delle protezioni maggiori sulla corazza, nulla di rivoluzionario.
La costruzione fu comunque lenta e laboriosa, cominciando nel 1986, piagata da problemi infrastrutturali e di materiale, ma comunque si riuscirono a sfornare qualche decina di esemplari, con stime incompatibili, al limite del comico
Ad esempio i russi parlano di circa 100 esemplari completi, i polacchi di zero, mentre l’intelligence americana parla di poche decine.
Prestazioni in combattimento

Il leone di Babilonia, a quanto pare, era un carro parecchio mediocre.
I carri armati occidentali si mostrarono sempre superiori, in ogni ambito, cosa che non sorprende visto che era basato su un carro scadente come il T-72 da esportazione, già inferiore ai modelli NATO.
In una sola occasione il Leone riuscì a farsi valere.
Fu nel 1991 nella battaglia di Phase Line Bullet, contro i molto più piccoli e leggeri Bradley americani, respingendoli dopo un assalto alle posizioni irachene.
Non benissimo per il Leone, visto che il Bradley non è un vero carro armato, ma un trasporto truppe, armato con un cannone da 30 millimetri e un lanciamissili, non granchè contro un carro armato vero e proprio.
L’Asad Babil, in sostanza, rappresenta bene la dittatura per cui fu costruito.
Debole coi forti e forte coi deboli.