ANTEFATTO (MAGGIO 1945)
Gli ultimi giorni della seconda guerra mondiale in europa. Hitler si è suicidato il 30 aprile e il suo successore, l’Ammiraglio Karl Dönitz, ne ha ereditato la carica di Fuhrer.
In Germania ci sono ancora piccole sacche di resistenza qua e là, ma l’esercito nazista è completamente in rotta, e non pone più una minaccia vagamente significativa per le forze alleate. In questa situazione, si verificò un episodio a dir poco curioso.

In Austria, nel Tirolo del nord, un piccolo villaggio chiamato Itter ospita un castello, risalente al 1878, usato dai nazisti come prigione per VIP francesi. Fra i prigionieri del castello figurano figure di altissimo livello, come l’ex primo ministro francese, Eduard Daladièr, il suo collega Paul Reynaud, il generale Weygand e il suo collega Gamelin, e il potente uomo politico e uomo d’affari Michel Clemenceau.
Curiosamente, il castello ospitò anche François de La Rocque, membro del governo fantoccio di Vichy, alleato dei nazisti, tant’è che il suo arrivo in veste di prigioniero sorprese gli altri detenuti. Venne però alla luce il fatto che La Rocque in realtà passò informazioni di gran valore all’intelligence britannica, organizzando anche un piccolo gruppo di resistenza agli invasori, da cui la sua incarcerazione.
Oltre ad alte figure politiche e militari, il castello ospitava anche star dello sport, come Jean Borotra, famoso giocatore di tennis dell’epoca, e molti prigionieri est-europei, distaccati dal campo di concentramento di Dachau, e impiegati per lavori manuali e di manutenzione.
LA BATTAGLIA
Zvonimir Čučković un, prigioniero politico yugoslavo comunista con mansioni di tuttofare, riuscì a scappare dal castello il 3 maggio, portando con se una richiesta di aiuto scritta in inglese, da consegnare al primo americano che avesse incontrato. Dopo alcune peripezie, Čučković consegnò la richiesta di aiuto a un reparto americano, il 409mo reggimento di fanteria, presso Innsbruck, che però non fu in grado di montare l’assalto al castello fino al giorno successivo.
Il 4 maggio, un assalto fu tentato, ma fallì per via di un breve bombardamento di artiglieria più o meno a metà percorso. Nel frattempo, nel castello stesso, serpeggiava il panico.

Due giorni prima era morto, in circostanze misteriose, il precedente comandante del campo di Dachau, Wilhelm Weiter, e perciò il capo della prigione, Sebastian Wimmer, decise che era meglio scappare con le sue guardie SS.
I prigionieri francesi, resisi conto del fatto che ora erano gli unici occupanti del castello, decisero quindi di armarsi e resistere a eventuali tentativi di rioccupare il castello. Dopo poco, i prigionieri decisero di mandare un ulteriore messaggio verso l’esterno, visto che Čučković non si faceva vivo, e stavolta riuscirono a contattare la resistenza austriaca, la quale riuscì perfino a incorporare un reparto “dissidente” della Wehrmacht, il cui comandante era un antinazista, il maggiore Josef Gangl, nella cittadina di Wörgl, la quale venne poco dopo occupata dalle truppe americane, a cui Gangl si arrese.
I primi piani per una evacuazione del castello di Itter vennero stilati in cooperazione fra Gangl, ora capo della locale cellula di resistenza austriaca, e gli americani comandati dal del capitano John “Jack” Lee.
Nell’operazione che ne seguì, le truppe americane e della Wehrmacht arrivarono, dopo una piccola scaramuccia contro le SS in un posto di blocco, al castello di Itter, accolti dai prigionieri francesi con gioia, ma poco dopo, la mattina del 5 maggio, un gruppo di SS cominciò l’assalto al castello.

Le SS in campo erano circa 150, contro 14 americani, 10 tedeschi della Wehrmacht, 1 soldato delle SS disertore e i prigionieri francesi. La battaglia fu furiosa, le SS riuscirono anche a distruggere uno Sherman americano, il “Besotten Jenny”, usando un cannone Flak da 88mm camuffato nella boscaglia circostante il castello.
Dopo poco, le truppe antinaziste cominciarono ad avere problemi di munizioni, e affrontarono le SS a distanza ravvicinata mentre queste assalivano il castello, risparmiando munizioni. Inoltre, un cecchino SS riuscì ad uccidere il maggiore Gangl, comandante dei soldati della Wehrmacht. In questa situazione disperata, un prigioniero francese, il tennista Borotra, si offrì per portare un messaggio all’esterno, per cercare aiuto dai reparti americani più vicini.
Alla fine, elementi della 104ma divisione corazzata, riuscirono a raggiungere il castello, sconfiggendo le SS, e catturandone circa un centinaio prigionieri.

EPILOGO
I prigionieri francesi furono evacuati, e raggiunsero Parigi il 10 maggio. Il maggiore Gangl divenne eroe nazionale austriaco, ed è tutt’oggi onorato come tale, con una strada a lui intitolata nella cittadina di Wörgl.
Il capitano Lee ottenne la Distinguished Service Cross, per la sua condotta nella battaglia. Da molti, questa è considerata la battaglia più strana della guerra, l’unica in cui soldati tedeschi e americani si trovarono dalla stessa parte, contro i fanatici nazisti delle SS. Un interessante passato, per un castello che oggi è un hotel di lusso.